
Onorevole Ascani: Italia bocciata, promossa o rinviata a settembre dalla Commissione europea?
«Mi pare che l’Italia sia stata promossa. I titoli delle riforme che ci chiedono sono quelli che abbiamo già messo in cantiere. Direi che la Commissione europea certifica che siamo sulla strada giusta».
Però il senatore Malan (Fi) a Intelligonews dice che se la bocciatura fosse arrivata prima delle elezioni europee sarebbe stato un problema e che nel decreto sugli 80 euro era scritto che ci sarebbe stato un aumento del debito superiore al previsto, quindi Renzi non poteva non sapere che l’Europa avrebbe richiamato all’ordine l’Italia. Cosa risponde?
«Intanto non vedo nessun richiamo all’ordine se non semplicemente una menzione di ciò che è stato deciso insieme e che riguarda il patto di stabilità, i vincoli dei trattati. Non credo ci sia niente di quello che – legittimamente – sostiene il senatore Malan. D’altra parte bisognerebbe prendere atto che la campagna elettorale è finita. Quanto al decreto sugli 80 euro, è perfettamente coperto e la dimostrazione c’è anche con la comunicazione da parte delle istituzioni europee. E’ evidente la necessità di tenere i conti in ordine e soprattutto – questa è la vera raccomandazione della Commissione – puntare sulla crescita favorendo la ripresa del lavoro che resta l’obiettivo. Ma tutto ciò si fa con le riforme, non certo con l’austerity».
Il governo anche oggi smentisce il ricorso alla manovra correttiva, ma l’Europa guarda alla riduzione del nostro debito pubblico. Insomma, ora Renzi non ha più alibi…
«Non ci sarà nessuna manovra correttiva questo è chiaro a tutti, spero. Il governo sta già lavorando alla legge di stabilità dove sarà chiaro il piano degli investimenti così come il piano per mantenere a posto il rapporto deficit-pil e da questo punto di vista ricordo che siamo uno dei pochi paesi europei in regola. Non solo: nella legge di stabilità ci saranno anche gli interventi per tentare di risolvere un problema che l’Italia si porta dietro da decenni, ovvero il debito pubblico che si riduce non tagliando la spesa non per gli investimenti, ma la spesa improduttiva. E le riforme che stiamo facendo vanno in quella direzione. Occorre risparmiare sugli enti inutili, le municipalizzate: tutti in questo momento devono fare la propria parte, compreso il servizio pubblico radio-televisivo. Esattamente come fa la politica con il taglio delle Province, la riforma del Senato, il taglio al tetto degli stipendi dei manager pubblici – cosa già fatta – altrettanto si deve fare nelle aziende di Stato».
A proposito di Rai le chiedo un flash: poco fa la Camusso ha detto che se il decreto Iperf non cambia si va avanti con lo sciopero. Qual è la sua valutazione?
«Non credo che lo sciopero sia lo strumento giusto per affrontare la questione. Se la Camusso ritiene che sia uno strumento per alzare la voce lo capisco, ma non credo sia la soluzione. Governo e sindacati devono lavorare insieme per risolvere i problemi non per giocare a chi la dura la vince».
Il senatore Malan suggerisce di chiedere la restituzioni degli 80 euro per raggranellare 3 miliardi. E’ credibile?
«Hanno passato vent’anni a dire che non aumentavano le tasse e che avrebbero messo soldi nelle tasche dei cittadini senza che sia mai avvenuto. Noi l’abbiamo fatto nel giro di qualche mese e capisco che per Malan sia una scossa. Non solo non le richiederemo indietro ma questa è una misura strutturale, come tra l’altro ci chiede di fare l’Europa. Credo che Malan abbia letto solo in parte le comunicazioni della Commissione…».
Renzi ricalibra il cronoprogramma da qui a luglio, prima la riforma del Senato, poi l’Italicum quindi lo Sblocca-Italia. Ma non crede che alla Commissione europea interessi di più i nostri conti che se ci sarà ancora il Senato o che tra un mese ci sia la legge elettorale?
«La Commissione europea evidenzia come problemi principali la lentezza delle procedure sia per quanto riguarda la politica e le istituzioni, sia sul fronte della burocrazia. La riforma del Senato è essenziale e chiunque conosca le dinamiche parlamentari sa che è utile per rendere più agevole ed efficace il lavoro parlamentare. Con lo Sblocca-Italia interverremo sulla burocrazia e daremo un messaggio chiaro agli investitori stranieri su regole e tempi certi d’ora in avanti. In mezzo c’è la legge elettorale per un motivo molto semplice: in Italia ci siamo abituati alle promesse poi abbandonate dopo le elezioni. Noi vogliamo modificare questo schema: avevamo detto legge elettorale e lo manteniamo soprattutto per dare al paese uno strumento che ora non c’è qualora si dovesse tornare alle urne. Noi vogliamo superare questo stallo e al di là dei conti pubblici, lo ritengo un elemento di democrazia, forse ancor più importante dei numeri».